Parlami di te: cenni biografici e come sei arrivata alla fotografia.
Allora… sono Claudia Castaldi, 27 anni, livornese. Vivo a Milano da 5 anni, sono laureata in fotografia e grafica al'università di Firenze. Ho iniziato come tutti: a fare l'assistente per tanti fotografi, e poi, durante uno stage a Parigi… colpo di fulmine ;)
Ho iniziato come fotografa di still life, mi proposero questo stage di food e accettai un po' dubbiosa.
E cosa ti colpì della fotografia food?
Che non avevo assolutamente idea di some fosse un set o la preparazione di uno scatto, tutto quello che c'è dietro… dopo pochi minuti che ero li successe come una EPIFANIA, tutto quello che accadeva era per me così naturale… proprio come quando ti innamori di qualcuno appena lo senti parlare! Poi ho avurto la fortuna di vedere all'opera grandi fotografi e grandi foodstyling, che con maestria di pennellini trasformavano in poesia anche un minestrone tradizionale, o filetti di merluzzo.
Per esempio (così ci anticipiamo per la domanda "quali sono i tuoi fotografi preferiti")?
Marianne Paquin, Cora Buttenbender… ma sui preferiti è dura!!! Ce ne sono tantissimi… se dici di food, direi Maria Vittoria Backhaus. I grandi classici sono Weston, Kertész, Elliott Erwitt e Irving Penn. Poi c'è
A questo proposito, cosa deve avere per te una foto di food per essere perfetta?
Dipende. Ci sono due filoni da seguire: prima di tutto una foto deve sempre dire qualcosa “oltre”, altrimenti è una mera foto documentativa. Può avere solo lo scopo di essere appetitosa, quindi deve eseere invitante e farmi sbavare, devo sentire odori, profumi e consistenze da una foto. Allora posso dire che è perfetta.
Altrimenti si parla di foto che raccontano una storia attraverso un piatto: chi lo ha cucinato, perchè, dove, che è successo poi. Queste forse sono quelle che preferisco: attraverso un piatto, raccontare qualcosa, un pezzo di vita di qualcuno. Le chiamerei quasi foto narrative, più che di food, perchè il cibo è l’espediente, ma non il fine ultimo. E’ quello che cerco di fare sul blog, infatti lì la ricetta passa un po' in secondo piano.
Nelle tue foto vedo spesso una dimensione quasi familiare, di raccoglimento.
Si, perchè quando si cucina da soli si pensa, è una cosa molto introspettiva: si rimugina, si aspetta… però poi c'è anche l'aspetto conviviale della cucina, quello che fai con gli amici
Si, anche questo è molto presente nelle tue foto
Ecco vedi, attraverso il cibo e cucina puoi parlare di tutto! Tutti mangiano, o non mangiano…
Spesso si parla dello still life come del genere fotografico palloso da fare per antonomasia
Ci sono due tipi di forografo: quello da reportage o che sta a contatto con le persone, quello che coglie l'attimo diciamo, e poi quello chiuso nel suo studio, che come uno scrittore, uno scienziato, costruisce il suo mondo: allestisce, domina la luce, sistema, sposta… inventa. Quello mi piace, è un lavoro di calma e pazienza. Non è palloso! E’ come fare un sudoku: difficile, ma quando alla fine torna tutto ti da tanta soddisfazione!
Comunque mi sembra che tu riesca molto bene anche in altri generi, per esempio guardando le foto che hai fatto in sicilia o in marocco.
Ma anche quelle le faccio con calma: mi metto li, mi guardo in giro, scruto... aspetto. Mi ci vuole un po'. Infatti non faccio mai le foto il primo giorno che arrivo in un posto.
Devi essere un incubo per le persone che passeggiano con te…
Si si è un incubo! Soprattutto a cena, quando arrivano i piatti, si crea sempre una situazione di stasi e silenzio, e la gente spalancando gli occhi, sottovoce, quasi con timore, mi chiede: "..ma.... possiamo mangiare o vuoi fare le foto?". Fanno i finti scocciati, ma si divertono un sacco invece! Ho visto persone che mangiavano foccacce con una sensualità, e sbucciavano mele con una maestria... solo per poi farsi fotografare e poter dire “MA DAI! sto solo sbucciando una mela…”. Sono tutti esibizionisti quando c'è una fotocamera!
Mi dici una cosa che trovi facile in fotografia, e una che trovi difficile?
Di cibo o di viaggio?
Facciamo tutte e due.
Di cibo, i dolci sono facili per me, in quanto mi piacciono, ed ho imparato a domarli bene in tutte le loro difficoltà, è proprio una cosa fisiologica ormai. La carne, invece, per me è difficile: ne mangio poca e non so mai bene come renderla invitante. Nei viaggi, la difficoltà è capire nel giro di poco le abitudini alimentari del posto in cui sono, senza cadere nel banale. Sono un po' un orso con le persone, la timidezza è dura! Quindi è sempre una grande fatica riuscire ad entrare in confidenza con cuochi, persone ai ristoranti… si, quello è difficile. Ma ci sto lavorando.
Sembra paradossale, ma ci sono tanti fotografi timidi…
Eh si, la macchina alla fine è un filtro tra te e il mondo: ti protegge, e ti permette di vedere solo quello che vuoi tu, dandoti quasi una potenza in più, il poter scegliere cosa è importante in quella situazione. Quando mi levi la macchina, mi levi i poteri.
La cosa più facile per me credo sia… darmi una macchina! E’ per questo che non sceglierò mai tra foodstylist e fotografa. Nel senso che le foto vengono bene perchè i piatti li faccio io e viceversa. Quando manca una delle due, il risultato finale lo sento sempre un po' monco... non del tutto mio.
In tutti i tuoi viaggi quale è stato il posto in cui hai preferito stare e/o fotografre?
Oddio, che domande: Parigi! Non a caso la mia macchina si chiama Marianne!
Il sito ufficiale di Claudia Castaldi è http://www.claudiacastaldi.com/.
L'immagine in apertura del post è © Elena Colombo, mentre tutte le altre sono © Claudia Castaldi.
Ciao, come si fa a proporsi?
RispondiEliminaSarebbe possibile mandare una mail con delle foto?
Annalaura
Ciao Annalaura, ti mando una mail all'indirizzo che trovo nel tuo profilo blogger ok? :)
RispondiEliminaGiulio
ok, grazie mille :)
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