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martedì 8 giugno 2010

Intervista #05 - Federica Giacomazzi


Ciao Federica e benvenuta su Photographic Blog! Ti va di presentarti?

Allora… non sono mai stata una tipa che parla troppo di sè, eccetto pochi intimi. Ad ogni modo. Sono Federica Giacomazzi (un nome più corto qui in famiglia non è poi così normale averlo); vivo tra Padova, Treviso e Venezia in mezzo ai campi e se ne sono estremamente, estremamente felice! Ho 20 anni ad Agosto e già mi sento una povera vecchia schiava della routine.


Come sei arrivata alla fotografia?

Da piccola avevo un amica con cui mi trovavo molto spesso. Prendevamo le compatte dei nostri genitori, andavamo dal fotografo a prenderci il rullino, scattavamo foto in cui io e lei correvamo tra i pioppetti del paese o mentre saltavamo da un albero. Si finiva il rullino in due attimi e si portava a sviluppare dal fotografo. Abbiamo organizzato due giornate così e mi è rimasto come dire impresso... Poi ho frequentato la scuola di grafica dove dal terzo anno si cominciava a studiar fotografia .La vera passione mi arrivò quando per la prima volta mi cimentai seriamente su un compito per casa.



Di cosa si trattava?

Riguardava la fotografia diretta. Stavamo studiando Edward Weston e Tina Modotti. Erano davvero cose banali quelle che avevo fatto. Le solite foto dei fiori, catene, la mia ombra… avevo preso un bel voto. Poi... arrivò tra noi Sara Lando. Con la scuola si facevano dei corsi pomeridiani mirati tipo HTML, 3D, autocad e postproduzione in Photoshop. Lei appunto venne per il corso di post-produzione fotografica. Noi bambini le sbavavamo ai piedi da quanto brava, severa, simpatica fosse. Per una volta la scuola c'ha azzeccato! Solo poi ci siamo resi conto con chi avevamo a che fare... ed è stato un motivo in più per mettersi in gioco!

Di lì a poco mi comprai una reflex "Madre ti scongiuro! Papà TI PREGO!"


Cosa ti conquistò di Sara Lando in particolare?

Assolutamente la sua spontaneità e umiltà. E' incredibile! Si parlava poi di musica, film... Quello fu anche il periodo in cui si sposò e andò in America. E' stato bello perchè posso dire che l'ho vista anche io un pò crescere!

Era supermeravigliosa con tutti. Non sapevo mai se in realtà, le poche volte che aprivo bocca, mi stesse ascoltando… eppoi ci siamo aggiunte come amiche su facebook…



Come sei finita a farle da assistente?

Mi teneva d'occhio sai! Io continuavo a lavorare per i cavoli miei. Durante l'estate avevo sfornato un sacco di lavori... avevo preso il via. Io e un mio carissimo amico abbiamo tenuto sempre i contatti con lei e l'abbiamo fatta venire giù in paese da noi ad un concerto.

Parlando del più e del meno mi invitò nel suo studio a Bassano Del Grappa. Immagina la gioia!

Presi un treno, mi venne a prendere in stazione. Salii in macchina.. Non ebbi modo di accomodarmi bene che mi disse " Senti Fede: ti va di lavorare per me un paio di mesi?"

Cervello fuso e risposta breve.. "SI!". Era il periodo in cui mi ero fatta delle splendide vacanze e a settembre sarei dovuta andare a sparare curriculum in tutte le aziende della zona. Paura timore… Lei mi salvò la vita!


Immagino che lavorare con lei ti abbia fatto fare un balzo in avanti a livello fotografico.

Il solo il sentirla spuntinare foto mi faceva crescere dentro.

Il periodo da lei è stato meraviglioso e spero di esserle stata davvero d'aiuto! E' molto disponibile a mettere a disposizione tutto quello che sa ed è molto paziente. Posso dire che il balzo in avanti l'ho fatto sicuramente, anche perchè lavorare tutti i giorni con una fotografa ti porta a pensare solo alla fotografia. Credo sia normale. Io dentro mi son detta... anche io devo fare questo lavoro!



In effetti nelle tue foto si nota la sua influenza, come temi, colori, anche un pò nelle inquadrature.

Pensa te! Quando si vuole fare l'originale non ci si riesce mai!

Probabilissimo che salti all'occhio questa cosa.. Infondo mi ha cresciuto lei. E' anche questione di sensibilità. E credo che questa sensibilità un pò simile, ci ha permesso di trovare la giusta sintonia.


Ti va di parlarmi un pò del tuo libro Mosaic? come è nato?

Mannaggia. Sono contenta che me lo chiedi! Lo tengo sotto il cuscino quando dormo.

Mosaic è nato da una minaccia di Sara:"Tu lavori qui, ma sai che nei mesi in cui resterai dovrai portare avanti un tuo progetto personale!" Ma tò questa! E cosa faccio io?

Una mia grandissima passione è sempre stata la musica. Ai bei tempi (quando non lavoravo così intensamente, quando non mi dicevo "Fede, devi dormire almeno 7 ore altrimenti domani non ci sarai col cervello!"), passavo le giornate in internet a cercare musica nuova per vantarmene con gli amici e dire :guardaunpòqqui che gruppo figo che trovato! Ed è VERO! Trovai il gruppo più figo che rispecchiasse intimamente quella che ero e che sono! Faccio un pò di pubblicità ai Woven Hand per chi non li conoscesse…



Che genere fanno?

Bella domanda… in internet si passano dal gothic, religious, country, folk,rock,ambient, spiritual... Ti dico queste sfumature ci sono ma è difficile classificarli.

Mosaic è il titolo di un loro album. I testi sono tutti riferimenti a temi e storie bibliche e a me la cosa affascina assai! Personalmente io sono credente e questo poteva essere anche un modo per fermarsi un attimo a riflettere. Il progetto quindi partì con l' approvazione e i consigli di Sara! Quindi cominciai ad interpretare i testi per trasferirli in immagine


Qual è stata la difficoltà maggiore che hai trovato nel trasformare le canzoni in immagini?

Il metodo come vedi è semplice.. Le linee di base erano già impostate.

Le difficoltà sono state nel creare proprio qualcosa di personale evitando di prendere alla lettera ogni parola. La prima canzone ad esempio, Breathing bull. Come caspita posso ricreare il fiato di un toro? Acchecosacaspiterina si riferisce esattamente? Ricreai così il fiato in una forma più palpabile. E' stata dura. Il mio cervello non è mai stato abituato a pensare così tanto!

Il bello di questo progetto è che mi ha portato ad interagire con le persone: i volti sono tutti di amici e conoscenti ma abbiamo ricreato insieme un'atmosfera diversa che è quella del servizio fotografico. E una cosa molto strana: forse sotto l'influenza di Sara, ho sentito il bisogno di inserire sempre una persona nell'immagine. Quindi mi sono sempre ritrovata a fare un ritratto.



Per te è difficile interagire con un modello in fase di servizio fotografico?

Ho più paura ad essere sincera con me stessa che interagire col modello! Io sono abbastanza timida nei primi incontri… poi pian pianino, pian pianino, pian pianino mi sciolgo come burro al sole. Poche volte mi è capitato di esser un tantinello imbarazzata. Più che altro... non mi è mai capitato di organizzare qualcosa di grosso per qualcuno di grosso. Quando succederà piangerò tutta la settimana!


Cosa pensi della postproduzione? Vedo che in alcune foto la usi tanto.

Può essere un processo naturale per lo sviluppo completo della fotografia! Il fatto che io post-produca può essere una scusa della mia giovine età. Coff coff. Sai com'è, sono giovine, circondata da un mondo in continua evoluzione, non ho l'occhio di Avedon, non si ha il tempo per uno scatto da perderci un'ora come Ansel Adams… La post produzione credo mi aiuti ora e sempre per rendere meglio quello che ho in testa se non posso arrivarci materialmente.. Ma spero col tempo di affinare anche la fotografia analogica e di pensare 200 volte prima di fare uno scatto, tenendo conto di tutte le possibilità. E' un mondo così bello e vasto.. Questo è un periodo. Aspettiamo di vedere il prossimo.


Mi dici una cosa che trovi facile in fotografia e una che trovi difficile?

Difficile è risponderti a questa domanda!

Difficile è portare l'immagine finale esattamente o similmente uguale a quello che hai in testa. Forse è difficile assemblare tutte le cose assieme e trovarne la giusta armonia: luci, soggetto, ambiente, materiale, colori, espressioni, focale… ed è la capacità del bravo fotografo. Anche perchè deve sapere davvero far tutto!

La cosa più facile è dire si facciamo la foto :D

Oppure: la cosa più semplice è che la fotografia non deve profumare e se avvicini l'orecchio non senti nè suono nè rumore. Altrimenti sarei in panne nel trovarmi a gestire anche queste cose.



Mi dici i tuoi tre fotografi preferiti?

Arno Rafael Minkinnen, Ansel Adams, Sara LanCOFF COFF e... ora penso al terzo…


Ne vanno bene anche due! La tua città preferita?

Uh... città preferita non so... mi affascina molto il nord. Svezia, Norvegia, Polonia. L'Islanda mi piacerebbe un mondo vedere. Ma son tutti posti che non ho mai visto. Sono generalmente una montanara e se manca la montagna intorno ci resto secca. E duqnue mi auguro di poterli vedere questi posti un giorno, di annusarne l'aria e sentirne la brezza.


Un buon proposito per il futuro.

Non ho grosse aspettative per il futuro ma mi auguro una vita serena, anche a chi mi sta vicino.



Federica non ha un sito internet, ma potete trovare le sue foto nel suo account Flickr.
Tutte le immagini riprodotte in questa intervista sono © Federica Giacomazzi.

lunedì 10 maggio 2010

Intervista #01 - Emanuele Rosso



Ciao Emanuele e benvenuto su Photographic Blog! Dunque, la prima domanda è la più classica: come sei arrivato alla fotografia?
Me l'aspettavo! Non c'è un vero e proprio evento scatenante, anni fa mi sono comprato una compattina, e ho iniziato a fare foto, più per gioco che per altro, a me stesso, agli amici, nel periodo glorioso di fotolog. Poi sono andato a riscoprire la reflex di mio papà, una vecchia Canon AE-1, e ho iniziato a fare un po' di prove in pellicola. La macchina l'ho ripescata io, ma poi ci ha preso gusto anche mia sorella (te lo dico visto che devi intervistare anche lei [ebbene sì! Prossimamente su questo blog, ndG]). Sicuramente aver aperto un account su Flickr mi ha stimolato molto, vedendo quello che facevano altri fotografi, ed è stata una delle cose che mi ha spinto ad andare avanti. Da lì poi è arrivata la reflex digitale, una Canon Eos 350, comprata di seconda mano da un amico (facendo a metà con mia sorella per la spesa), per poi passare più di un annetto fa alla 40D. Quindi direi una specie di costante progressione.

Come mai privil
egi la fotografia di concerti ed eventi live?
Per due motivi, credo: da una parte sono da sempre un appassionato di musica, e ho sempre avuto molti amici musicisti (tutta la cricca della Riotmaker, Amari e compagnia bella), e qui a Bologna più in generale ho avuto modo di vederne davvero tanti di concerti più o meno indie, insomma l'esperienza del live mi ha sempre affascinato, per come i musicisti una volta sul palco si trasfigurino, diventino delle figure quasi mitiche. Dall'altro perchè mi piace la fotografia dinamica, mi piace fotografare le persone, i movimenti, l'azione, e saperlo fare ai concerti è molto meno facile di quanto possa sembrare.

Infatti stavo proprio per dirti che ti sei scelto il "genere" fotografico forse più difficile in assoluto...
Beh, sicuramente fare le foto a un concerto è quasi un controsenso, non c'è nulla di sonoro, ne credo che dalle foto si possa fare emergere più di tanto la musica. E' più una questione di immortalare il "modus operandi" dei musicisiti, come si muovono, le facce che fanno, i loro tic, rendere in qualche maniera la loro "epica". Sarà per quello che le mie foto di concerti sono sempre molto diverse le une dalle altre.

Si infatti, si nota molta varietà…
Cerco di adattarmi il più possibile al concerto, all'illuminazione, al genere musicale, al tipo di band. Non mi sono mai piaciuti quei fotografi di concerti che hanno un modo solo di fotografare (ma non farò nomi).

Beh si, credo che ai concerti emerga molto la qualità e la voglia di sbattersi di un fotografo, perchè spesso sono situazioni limite, con luci improponibili e posizioni scomode da cui scattare.
Si tratta di muoversi molto, trovare gli angoli giusti e avere pazienza.
E' raro che inizi a scattare prima di aver visto almeno un paio di canzoni suonate, devo prendere le misure alla dinamica della band.

Hai dei metodi precisi per "capire" come fotografare una band o è una cosa istintiva?
Mmm, direi che è abbastanza istintiva, si tratta solo di osservare di volta in volta l'evolversi del concerto, e prendere mentalmente nota di tutti i componenti e delle loro abitudini. Poi chiaramente buona parte del lavoro la fa l'illuminazione del palco, le luci, il tipo di palco… Non credo che sarei bravo a fare foto ai festival musicali, o dove ci sono dei megapalchi e troppo pubblico. Ho bisogno di muovermi, magari anche sul palco, e di essere alla stessa altezza dei musicisti più o meno.

Nelle tue foto si nota anche molta attenzione alla composizione, hanno molta armonia
Credo che dipenda molto dalla mia educazione visiva, dal fatto di essere anche un fumettista, e quindi di cercare sempre un buon rapporto tra primo piano e quello che c'è dietro… alle volte ho paura piuttosto di essere un po' troppo classico, un po' troppo "composto".

Ad esempio, qual è una foto (o una serie di foto) che trovi riuscita?
Emanuele Rosso: Le migliori foto a un concerto sono sicuramente quelle fatte ai Settlefish al Locomotiv. Sarà anche che era credo il primo concerto che fotografavo in pellicola, ed era tutto perfetto, dalle luci, alla grana della pellicola, a come potevo muovermi. Poi la resa delle foto è stata anche accentuata dall'aver sviluppato il rullino in cross process, e quindi con dei colori saturi, con rossi e verdi acidissimi… poi delle belle serie credo siano tutte quelle fatte al Carnifull Trio, ma lo devo al fatto che li conosco perfettamente, so sempre come fotografarli al meglio, e i palchi su cui hanno suonato permettevano di sbizzarrirsi.

Colgo la palla al balzo per chiederti cosa pensi ella musica italiana cosidetta indie, che immagino tu conosca molto bene.
Beh, abbastanza! Penso che ci siano varie eccellenze in giro per l'Italia, il problema è che è una scena purtroppo un po' chiusa, in cui i talenti comunque più di tanto non riescono ad emergere, o almeno non oltre uan certa soglia, un po' per mancanza di denaro, e quindi di possibilità di promuoversi, un po' perchè le tv e le radio generaliste non danno gli spazi che meritano ai gruppi indie. Se uno potesse vivere di musica, e quindi dedicarsi solo a quella, credo il livello si alzerebbe ancora di più.

Si, in effetti visto dal di fuori (non lo frequento moltissimo) il mondo della musica indie è visto un pò come il mondo del fumetto, cioè molto chiuso, composto di gente un pò fondamentalista.
Ma non credo che sia una questione di spocchia, o di volontà di essere fondamentalisti. E' più la conseguenza dell'essere relegati in una nicchia. Fondamentalisti al massimo perchè se anche hai la fortuna di essere contattato da una major, questa vuole che ti adegui ad altri parametri musicali che finiscono per snaturarti, come se la gente volesse solo e soltanto un certo tipo di musica. Credo che sia comunque un discorso ascrivibile a un sacco di altri campi.

Infatti noto inquietanti similitudini col mercato del fumetto, che soffre degli stessi malanni: pubblico poco reattivo, chiusura forzata in una nicchia, negozi sempre più rari e negozianti poco competenti...
Direi di sì… E' un problema della società, in cui si alimentano sempre le divisioni, una voragine che cresce tra ciò che è cosiddetto popolare e tutto il resto. La massificazione spinge tutto il resto ai margini dell'impero, siamo tanti villaggi di Asterix e Obelix…

Tanti critici musicali invece gridano al miracolo di internet e alla ritrovata visibilità delle nicchie...
Apparentemente sì, però siamo passati da un lago ad un oceano, ed essere davvero visibili in internet non è mica così facile… Tutto viene proposto-mangiato-digerito ad una velocità folle, e così facendo anche molte cose valide finiscono per non essere valorizzate come meritano.

Abbiamo accennato ai fumetti, ti va di parlarmi anche di questa tua attività?
Beh certo! Sia mai che non mi pubblicizzo a tutto campo! Cosa vuoi sapere?

Un po’ di tutto: come hai cominciato, se stai lavorando a qualcosa in questo momento, che fumetti ti piacciono…
Ho cominciato a disegnare sull'onda della passione per i manga, quando ho iniziato a leggerli ben 15 anni or sono, poi devo ringraziare sempre molto Davide Toffolo, con cui feci un corso di fumetti quando avevo 16 anni, e l'anno successivo il workshop tenuto da Giorgio Cavazzano, a cui partecipai e dove conobbi Sara Pavan e Paolo Cossi, con i quali diedi vita alla fanzine "Pupak!". L'esperienza durò 3 anni, ma fu il primo vero stimolto a fare fumetti in maniera almeno un po' più seria. Venne poi un ruolo da assistente sempre per Toffolo al libro su Carnera, a disegnare sfondi attaccare retini e squadrare vignette. E poi tante storie scritte e disegnate per concorsi, autoproduzioni, antologie… adesso vorrei prendermi un po' di tempo per iniziare a lavorare su qualche storia un po' più lunga. Non necessariamente una graphic novel, ma vorrei uscire dal racconto breve. Poi ho varie idee per degli sbocchi, ma per scaramanzia e soprattutto per evitare figure barbine a posteriori non ne parlo

Ok! Adesso se ti va ti faccio qualche domanda a raffica per chiudere.
Vai

Fotografo preferito (anche più di uno)
Amo molto la street photography, quindi potrei dirti Winogrand, come anche Cartier-Bresson (anche se dire che faceva street è un po' riduttivo), però poi mi piacciono molto anche le foto di Ghirri, ad esempio, oppure anche le foto glassatissime da studio di moda, se fatte bene. Credo che il mio fotografo preferito su Flickr sia Noah Kalina, quello citato anche nei simpson per il suo video in cui si fotografava tutti i giorni per 6 anni e passa.

Altra domanda: tre fumettisti (o tre fumetti, se preferisci)
Beh, vediamo un po'... Sicuramente il già citato Cavazzano, per tutte le cose anni Settanta tipo Altai & Jonson. Frederik Peeters tra i più recenti, poi Eduardo Risso e il suo 100 bullets

Ottimi gusti, Peeters è un grande :) comunque: una città che ami
Una città che amo? Mmm... Bologna mi è sempre piaciuta molto, ma anche Milano per certi versi, o Torino sotto natale. In generale mi piacciono le metropoli, le città caotiche. Forse ti direi più di tutte Berlino, per il suo essere grande ma silenziosa, il nuovo e il vecchio, la storia ma anche la contemporaneità che è già futuro.

Un film
"Ricomincio da capo" Con Bill Murray e Andie McDowell

Un buon proposito per il futuro
Avere più coraggio di buttarsi in tutto, nella vita, nel lavoro.


Emanue Rosso su Flickr.