martedì 25 maggio 2010

Intervista #03 - Valeria Cherchi


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Credo che, come al solito, la domanda più naturale per aprire sia chiederti di presentarti e parlarmi un pò di te.
Ok… ho 24 anni, sono cresciuta in un paesino della Sardegna e attualmente vivo a Roma (per poco). Mi sto laureando in disegno industriale alla Sapienza, a giugno dovrei finire e non vedo l'ora!

Dopo cosa pensi di fare?
Spero di passare una bella estate a casa, e poi sto preparando l'ammissione per una scuola di moda a Londra: se mi prendono da settembre studierò fashion photography lì (incrocio le dita).

Altra domanda classica ma doverosa: come sei arrivata alla fotografia?
Allora, non è stato facile, per niente, capire e decidere la strada da seguire, ma fortunatamente ad un certo punto la fotografia si è "autorivelata": ho sempre avuto una macchinetta in mano, già da piccola. Ho sempre scattato moltissime foto e sono sempre stata egocentrica nel farmi fotografare. Sono anche stata fortemente influenzata da una mia cara zia, mia sorella e una mia amica/compagna di stanza, tutte appassionate di fotografia e bravissime fotografe. Loro sono state le prime a vedere nelle mie foto "qualcosa", e mi hanno dato i primi consigli, indispensabili e preziosi. Inoltre, sono sempre stata un'appassionata di arte, design... e avrei sempre voluto saper disegnare (e invece sono una cernia). Una volta una persona a me molto cara mi ha detto che forse con la fotografia avrei potuto riscattare la mia voglia di "creare" disegnando!

E per te è stato così?
Beh si anche meglio :) ora la fotografia non sostituisce niente, è qualcosa di totalmente indipendente da altre possibili capacità.

Hai detto di aver fatto foto fin da bambina… quindi a casa tua hai un sacco di capolavori infantili
immagino…
Macchè ero tremenda! Andavo alle gite e fotografavo mille volte la stessa cosa, convinta di riuscire a cogliere ogni sfumatura che c'era nella realtà; e invece ovviamente finivo per fare 100 foto tutte uguali, e mia mamma o mia sorella mi sgridavano perchè sprecavo rullino inutilmente. Ricordo soprattutto le foto sulla tour Eiffel: impressionante!! pretendevo di fotografare ogni ingranaggio, immagina il risultato! Però da piccola ero bravina nei ritratti rubati!
Pensandoci adesso, quand'è che hai cominciato a pensare di stare diventando brava, e che effettivamente questa era la tua strada? Prima dicevi che la fotografia ti si è autorivelata…
Si nel senso che è venuta fuori come un'esigenza necessaria in me, però devo dire che quando ho iniziato ad avere il consenso di altre persone, insomma quando ho iniziato a capire che le mie foto piacevano veramente, allora anche io c'ho messo del mio, e ho indirizzato ogni cosa che facevo (soprattutto a livello universitario) verso la fotografia. Se poi penso al momento in cui ho deciso che la fotografia sarebbe stata la mia strada, è sicuramente quello in cui ho deciso che dopo l'università avrei studiato solo fotografia, e nient'altro. A livello di tempo, ho deciso questo neanche un anno fa… in realtà saranno 7/8mesi.
Cosa "cerchi" con la fotografia?
Sarò molto brutale: l'unica cosa che veramente "cerco" con la fotografia è il lavoro. Tutte le altre cose me la dà… cioè non c'è bisogno che cerchi niente. Io faccio quello che sento in un momento o cerco di creare quello che sento, ma non mi vado a cercare nessuna emozione perchè arriva da sé. Penso che la fotografia, per me, sia un mezzo per esprimere quello che già esiste. Ma non nego che l'idea di lavorare e guadagnare facendo una cosa che mi piace e che potrei fare bene mi da sollievo. Soprattutto perchè io ho sempre pensato di essere destinata a dover fare una lavoro che non mi piaceva, e questa è una cosa che mi terrorizza. Comunque non voglio assolutamente fare la fotografa artista.

Cos'hai contro i fotografi artisti?
Troppo. Io sono per il progetto, non per l'arte.
Scherzo dai, amo l'arte ovviamente, ma penso che ormai sia un concetto davvero usato a sproposito. Quello che assolutamente mai vorrei per me e le mie foto è essere spiattellata sul muro di una galleria ad aspettare che un pincopallo apprezzi ciò che faccio, così, con un giudizio casuale, non so, senza un criterio, "tanto per"… e mi compri. Ovviamente dal punto di vista economico sarebbe appagante, ma vorrei essere in grado di fare altro.
Quindi cosa vorresti per le tue foto?
Beh le vedrei meglio stampate sulle pagine di una bella rivista di moda! Vorrei riuscire a
d esprimere quello che sento anche in un contesto creato da altri, o meglio anche in base ad esigenze di terzi. Lo vedo come un mostrare delle cose belle esteticamente attraverso delle emozioni che non tutti riescono a percepire, e neanche ad
esprimere. Citando un famoso libro di design, "il progetto della bellezza", progettare la bellezza per me sarebbe il top!

Ho sempre trovato le tue foto molto intime in qualche modo, molto interiorizz
ate, come se usassi la fotografia per indagare dentro di te.
Mi fa piacere che questa cosa riesca a venire fuori… si spesso è così.... è bello riuscire a rivedere n ella realtà qualcosa che si prova dentro!

Ho individuato anche molti schemi ricorrenti, ad esempio le simmetrie, o le foto di luoghi che in qualche modo sono dei non luoghi. Oppure, per andare sul recente, spesso nei ritratti "nascondi" il viso della persona fotografata, te compresa: lo metti in ombra, o lo tagli, o inquadri da dietro, o lo riempi di luce. Non fai quasi mai ritratti "lineari".
Hai ragione, grazie per averlo notato. In realtà l'ho notato anche io da poco… non so perché! Sicuramente
preferisco le linee del corpo piuttosto che quelle del viso, però non so… forse è un momento, non riesco proprio a trovargli un senso concettuale. Forse però quello che arriva è una sorta di
perdita di identità, ma neanche questo so cosa possa voler dire e sinceramente preferisco non indagare!

Come mai sei così affezionata alla pellicola?
Sono molto pigra :) amo i colori della pellicola e la maggior parte delle volte non mi và poi di ritoccare le foto che faccio in digitale. Amo la pellicola perchè riesce a dare quel qualcosa in più ad uno scatto che magari fatto in
digitale risulterebbe banale... e poi è proprio il rituale che amo, il fatto di mettere il rullino, di non sapere subito se ciò che faccio è ciò che vorrei venisse fuori, la curiosità e l'attesa dello sviluppo e anche la scansione
(un pò meno le polveri dello scanner).
A questo proposito, da fotografo al 95% digitale mi chiedo se ci sono dei criteri che fanno scegliere una pellicola invece di un'altra.
Guarda io non sono una grande esperta… uso veramente ogni tipo di pellicola. Se posso uso fuji o pellicole scadute, solo per il B/N assolutamente Ilford!

E come hai preso l'annuncio che dal 2012 spariranno le pellicole?
Davvero??? Non lo sapevo… ma daaaai! Non ci credo, sarà uno scherzo!

Vivere a roma ti influenza in qualche modo?
Si negativamente :) Roma non è esattamente il top per la fotografia di moda. Forse per la fotografia in generale...
per certi aspetti Roma è davvero un paesone, come tale uno ci resta attaccato e non riesce a
separarsi da lei (anche perchè è bellissima), ma a livello lavorativo non offre per niente molte possibilità, nè scelte e stimoli... poi non so se per la fotografia artistica sia meglio, magari le gallerie sono più attive, ma non saprei, non le frequento.
Quello che dici è interessante perchè Roma da molti è vista come una specie di mecca in cui recarsi in cerca di lavoro e nuova vita…
Ma dove?? Certo nel settore del turismo sarà super attiva ovviamente, ma nei settori più "creativi", roma è indietro e mi dispiace dirlo... a parte alcune grandi società, il resto rispecchia esattamente le dinamiche urbane: caotico e disorganizzato, superficiale, e aggiungerei sottopagato (ma questo forse è un problema tutto italiano). Questo è il giudizio di una che ama Roma!
In effetti ho posto male la domanda: quello che volevo sapere è se/come ti ha influenzata il fatto di passare dal contesto "familiare" e "provinciale" a quello metropolitano.
Questo è stato assolutamente positivo: mille stimoli, mille novità arrivate all'improvviso… il primo anno a Roma è stato bellissimo: ho scoperto, grazie anche ai miei primi fantastici coinquilini, la metà delle cose che mi reggono in piedi ora :)   mostre/cinema/concerti sempre disponibili… nonostante abbia veramente ancora  tanto da imparare, penso che ciò che ho imprato il primo periodo qui, sia a livello di quantità che di qualità,  non sarà mai eguagliabile da nessun'altra esperienza!

Ora ti chiederei qual è la tua città preferita, ma mi sa che hai già risposto…
Secondo te qual'è?

Immagino Roma visto quant'è stata importante per te…
Ma no! assolutamente, non ci vivrei mai! E’ troppo disorganizzata… non so ancora qual è la mia città preferita, amo molto Parigi, ma non ho viaggiato abbastanza per poter decidere!

Il tuo libro preferito, o quello che ti rappresenta di più.
Non sono un'accanita lettrice (me ne vergogno)… cmq l'insostenibile leggerezza dell'essere.

Tre persone importanti e d'ispirazione per te, che siano vive o morte, famose o meno
Lynch mi ispira tanto! Mia mamma e mia sorella sono molto importanti per me :)

In cosa si manifesta l’ispirazione di Lynch?
Sarei presuntuosa a dire che si manifesta palesemente, anche perchè sono consapevole che non è così! Diciamo
che ciò che io sento particolarmente è la drammaticità, la solitudine di certi luoghi, e ovviamen
te delle persone, il mix di queste cose con la sua estetica.
Qual è la foto che secondo te risente i più di questa ispirazione?
Questa del parcheggio di un supermercato di notte vuoto, solo con una macchina lunga scura dentro. Nessuno se la fila, ma a me piace davvero tanto! Non ho mai fatto un set serio lynch inspired, ma lo farò!

Cos'è che trovi facile nella fotografia, e cosa invece trovi difficile.
Facile è più difficile....quindi direi... usare la mia fida macchinetta (risposta stupida). Difficile due cose, se posso...
1- usare flash e simili luci artificiali
2- spiegare alle modelle quello che vorrei esprimere e di conseguenza trovare pose etc...

Un buon proposito per il futuro.
Essere ammessa al college e imparare tante nuove belle cose collaborando con tante altre nuove e belle persone
:)

Il sito internet di Valeria Cherchi è http://www.poveralice.it/


martedì 18 maggio 2010

Intervista #02 - Claudia Castaldi



Parlami di te: cenni biografici e come sei arrivata alla fotografia.

Allora… sono Claudia Castaldi, 27 anni, livornese. Vivo a Milano da 5 anni, sono laureata in fotografia e grafica al'università di Firenze. Ho iniziato come tutti: a fare l'assistente per tanti fotografi, e poi, durante uno stage a Parigi… colpo di fulmine ;)

Ho iniziato come fotografa di still life, mi proposero questo stage di food e accettai un po' dubbiosa.

E cosa ti colpì della fotografia food?

Che non avevo assolutamente idea di some fosse un set o la preparazione di uno scatto, tutto quello che c'è dietro… dopo pochi minuti che ero li successe come una EPIFANIA, tutto quello che accadeva era per me così naturale… proprio come quando ti innamori di qualcuno appena lo senti parlare! Poi ho avurto la fortuna di vedere all'opera grandi fotografi e grandi foodstyling, che con maestria di pennellini trasformavano in poesia anche un minestrone tradizionale, o filetti di merluzzo.


Per esempio (così ci anticipiamo per la domanda "quali sono i tuoi fotografi preferiti")?

Marianne Paquin, Cora Buttenbender… ma sui preferiti è dura!!! Ce ne sono tantissimi… se dici di food, direi Maria Vittoria Backhaus. I grandi classici sono Weston, Kertész, Elliott Erwitt e Irving Penn. Poi c'è La Chapelle, Dragan… diciamo che possiamo dividere tra i grandi still life del passato e i ritrattisti del presente. Mi piace molto il modo in cui usano la luce e trattano le foto. Vorrei riuscire a fare lo stesso con la foto di food: sai che bello un redazionale di food trattato come una foto di La Chapelle? Però in italia è difficile sdoganare le grandi scuole classiche. Se dici che fai food tutti s'immaginano una bella tegliata di tortelli con la sora Lella.


A questo proposito, cosa deve avere per te una foto di food per essere perfetta?

Dipende. Ci sono due filoni da seguire: prima di tutto una foto deve sempre dire qualcosa “oltre”, altrimenti è una mera foto documentativa. Può avere solo lo scopo di essere appetitosa, quindi deve eseere invitante e farmi sbavare, devo sentire odori, profumi e consistenze da una foto. Allora posso dire che è perfetta.

Altrimenti si parla di foto che raccontano una storia attraverso un piatto: chi lo ha cucinato, perchè, dove, che è successo poi. Queste forse sono quelle che preferisco: attraverso un piatto, raccontare qualcosa, un pezzo di vita di qualcuno. Le chiamerei quasi foto narrative, più che di food, perchè il cibo è l’espediente, ma non il fine ultimo. E’ quello che cerco di fare sul blog, infatti lì la ricetta passa un po' in secondo piano.


Nelle tue foto vedo spesso una dimensione quasi familiare, di raccoglimento.

Si, perchè quando si cucina da soli si pensa, è una cosa molto introspettiva: si rimugina, si aspetta… però poi c'è anche l'aspetto conviviale della cucina, quello che fai con gli amici


Si, anche questo è molto presente nelle tue foto

Ecco vedi, attraverso il cibo e cucina puoi parlare di tutto! Tutti mangiano, o non mangiano…


Spesso si parla dello still life come del genere fotografico palloso da fare per antonomasia

Ci sono due tipi di forografo: quello da reportage o che sta a contatto con le persone, quello che coglie l'attimo diciamo, e poi quello chiuso nel suo studio, che come uno scrittore, uno scienziato, costruisce il suo mondo: allestisce, domina la luce, sistema, sposta… inventa. Quello mi piace, è un lavoro di calma e pazienza. Non è palloso! E’ come fare un sudoku: difficile, ma quando alla fine torna tutto ti da tanta soddisfazione!


Comunque mi sembra che tu riesca molto bene anche in altri generi, per esempio guardando le foto che hai fatto in sicilia o in marocco.

Ma anche quelle le faccio con calma: mi metto li, mi guardo in giro, scruto... aspetto. Mi ci vuole un po'. Infatti non faccio mai le foto il primo giorno che arrivo in un posto.

Devi essere un incubo per le persone che passeggiano con te…

Si si è un incubo! Soprattutto a cena, quando arrivano i piatti, si crea sempre una situazione di stasi e silenzio, e la gente spalancando gli occhi, sottovoce, quasi con timore, mi chiede: "..ma.... possiamo mangiare o vuoi fare le foto?". Fanno i finti scocciati, ma si divertono un sacco invece! Ho visto persone che mangiavano foccacce con una sensualità, e sbucciavano mele con una maestria... solo per poi farsi fotografare e poter dire “MA DAI! sto solo sbucciando una mela…”. Sono tutti esibizionisti quando c'è una fotocamera!


Mi dici una cosa che trovi facile in fotografia, e una che trovi difficile?

Di cibo o di viaggio?


Facciamo tutte e due.

Di cibo, i dolci sono facili per me, in quanto mi piacciono, ed ho imparato a domarli bene in tutte le loro difficoltà, è proprio una cosa fisiologica ormai. La carne, invece, per me è difficile: ne mangio poca e non so mai bene come renderla invitante. Nei viaggi, la difficoltà è capire nel giro di poco le abitudini alimentari del posto in cui sono, senza cadere nel banale. Sono un po' un orso con le persone, la timidezza è dura! Quindi è sempre una grande fatica riuscire ad entrare in confidenza con cuochi, persone ai ristoranti… si, quello è difficile. Ma ci sto lavorando.


Sembra paradossale, ma ci sono tanti fotografi timidi…

Eh si, la macchina alla fine è un filtro tra te e il mondo: ti protegge, e ti permette di vedere solo quello che vuoi tu, dandoti quasi una potenza in più, il poter scegliere cosa è importante in quella situazione. Quando mi levi la macchina, mi levi i poteri.

La cosa più facile per me credo sia… darmi una macchina! E’ per questo che non sceglierò mai tra foodstylist e fotografa. Nel senso che le foto vengono bene perchè i piatti li faccio io e viceversa. Quando manca una delle due, il risultato finale lo sento sempre un po' monco... non del tutto mio.


In tutti i tuoi viaggi quale è stato il posto in cui hai preferito stare e/o fotografre?

Oddio, che domande: Parigi! Non a caso la mia macchina si chiama Marianne!


Il sito ufficiale di Claudia Castaldi è http://www.claudiacastaldi.com/.
L'immagine in apertura del post è © Elena Colombo, mentre tutte le altre sono © Claudia Castaldi.


lunedì 10 maggio 2010

Intervista #01 - Emanuele Rosso



Ciao Emanuele e benvenuto su Photographic Blog! Dunque, la prima domanda è la più classica: come sei arrivato alla fotografia?
Me l'aspettavo! Non c'è un vero e proprio evento scatenante, anni fa mi sono comprato una compattina, e ho iniziato a fare foto, più per gioco che per altro, a me stesso, agli amici, nel periodo glorioso di fotolog. Poi sono andato a riscoprire la reflex di mio papà, una vecchia Canon AE-1, e ho iniziato a fare un po' di prove in pellicola. La macchina l'ho ripescata io, ma poi ci ha preso gusto anche mia sorella (te lo dico visto che devi intervistare anche lei [ebbene sì! Prossimamente su questo blog, ndG]). Sicuramente aver aperto un account su Flickr mi ha stimolato molto, vedendo quello che facevano altri fotografi, ed è stata una delle cose che mi ha spinto ad andare avanti. Da lì poi è arrivata la reflex digitale, una Canon Eos 350, comprata di seconda mano da un amico (facendo a metà con mia sorella per la spesa), per poi passare più di un annetto fa alla 40D. Quindi direi una specie di costante progressione.

Come mai privil
egi la fotografia di concerti ed eventi live?
Per due motivi, credo: da una parte sono da sempre un appassionato di musica, e ho sempre avuto molti amici musicisti (tutta la cricca della Riotmaker, Amari e compagnia bella), e qui a Bologna più in generale ho avuto modo di vederne davvero tanti di concerti più o meno indie, insomma l'esperienza del live mi ha sempre affascinato, per come i musicisti una volta sul palco si trasfigurino, diventino delle figure quasi mitiche. Dall'altro perchè mi piace la fotografia dinamica, mi piace fotografare le persone, i movimenti, l'azione, e saperlo fare ai concerti è molto meno facile di quanto possa sembrare.

Infatti stavo proprio per dirti che ti sei scelto il "genere" fotografico forse più difficile in assoluto...
Beh, sicuramente fare le foto a un concerto è quasi un controsenso, non c'è nulla di sonoro, ne credo che dalle foto si possa fare emergere più di tanto la musica. E' più una questione di immortalare il "modus operandi" dei musicisiti, come si muovono, le facce che fanno, i loro tic, rendere in qualche maniera la loro "epica". Sarà per quello che le mie foto di concerti sono sempre molto diverse le une dalle altre.

Si infatti, si nota molta varietà…
Cerco di adattarmi il più possibile al concerto, all'illuminazione, al genere musicale, al tipo di band. Non mi sono mai piaciuti quei fotografi di concerti che hanno un modo solo di fotografare (ma non farò nomi).

Beh si, credo che ai concerti emerga molto la qualità e la voglia di sbattersi di un fotografo, perchè spesso sono situazioni limite, con luci improponibili e posizioni scomode da cui scattare.
Si tratta di muoversi molto, trovare gli angoli giusti e avere pazienza.
E' raro che inizi a scattare prima di aver visto almeno un paio di canzoni suonate, devo prendere le misure alla dinamica della band.

Hai dei metodi precisi per "capire" come fotografare una band o è una cosa istintiva?
Mmm, direi che è abbastanza istintiva, si tratta solo di osservare di volta in volta l'evolversi del concerto, e prendere mentalmente nota di tutti i componenti e delle loro abitudini. Poi chiaramente buona parte del lavoro la fa l'illuminazione del palco, le luci, il tipo di palco… Non credo che sarei bravo a fare foto ai festival musicali, o dove ci sono dei megapalchi e troppo pubblico. Ho bisogno di muovermi, magari anche sul palco, e di essere alla stessa altezza dei musicisti più o meno.

Nelle tue foto si nota anche molta attenzione alla composizione, hanno molta armonia
Credo che dipenda molto dalla mia educazione visiva, dal fatto di essere anche un fumettista, e quindi di cercare sempre un buon rapporto tra primo piano e quello che c'è dietro… alle volte ho paura piuttosto di essere un po' troppo classico, un po' troppo "composto".

Ad esempio, qual è una foto (o una serie di foto) che trovi riuscita?
Emanuele Rosso: Le migliori foto a un concerto sono sicuramente quelle fatte ai Settlefish al Locomotiv. Sarà anche che era credo il primo concerto che fotografavo in pellicola, ed era tutto perfetto, dalle luci, alla grana della pellicola, a come potevo muovermi. Poi la resa delle foto è stata anche accentuata dall'aver sviluppato il rullino in cross process, e quindi con dei colori saturi, con rossi e verdi acidissimi… poi delle belle serie credo siano tutte quelle fatte al Carnifull Trio, ma lo devo al fatto che li conosco perfettamente, so sempre come fotografarli al meglio, e i palchi su cui hanno suonato permettevano di sbizzarrirsi.

Colgo la palla al balzo per chiederti cosa pensi ella musica italiana cosidetta indie, che immagino tu conosca molto bene.
Beh, abbastanza! Penso che ci siano varie eccellenze in giro per l'Italia, il problema è che è una scena purtroppo un po' chiusa, in cui i talenti comunque più di tanto non riescono ad emergere, o almeno non oltre uan certa soglia, un po' per mancanza di denaro, e quindi di possibilità di promuoversi, un po' perchè le tv e le radio generaliste non danno gli spazi che meritano ai gruppi indie. Se uno potesse vivere di musica, e quindi dedicarsi solo a quella, credo il livello si alzerebbe ancora di più.

Si, in effetti visto dal di fuori (non lo frequento moltissimo) il mondo della musica indie è visto un pò come il mondo del fumetto, cioè molto chiuso, composto di gente un pò fondamentalista.
Ma non credo che sia una questione di spocchia, o di volontà di essere fondamentalisti. E' più la conseguenza dell'essere relegati in una nicchia. Fondamentalisti al massimo perchè se anche hai la fortuna di essere contattato da una major, questa vuole che ti adegui ad altri parametri musicali che finiscono per snaturarti, come se la gente volesse solo e soltanto un certo tipo di musica. Credo che sia comunque un discorso ascrivibile a un sacco di altri campi.

Infatti noto inquietanti similitudini col mercato del fumetto, che soffre degli stessi malanni: pubblico poco reattivo, chiusura forzata in una nicchia, negozi sempre più rari e negozianti poco competenti...
Direi di sì… E' un problema della società, in cui si alimentano sempre le divisioni, una voragine che cresce tra ciò che è cosiddetto popolare e tutto il resto. La massificazione spinge tutto il resto ai margini dell'impero, siamo tanti villaggi di Asterix e Obelix…

Tanti critici musicali invece gridano al miracolo di internet e alla ritrovata visibilità delle nicchie...
Apparentemente sì, però siamo passati da un lago ad un oceano, ed essere davvero visibili in internet non è mica così facile… Tutto viene proposto-mangiato-digerito ad una velocità folle, e così facendo anche molte cose valide finiscono per non essere valorizzate come meritano.

Abbiamo accennato ai fumetti, ti va di parlarmi anche di questa tua attività?
Beh certo! Sia mai che non mi pubblicizzo a tutto campo! Cosa vuoi sapere?

Un po’ di tutto: come hai cominciato, se stai lavorando a qualcosa in questo momento, che fumetti ti piacciono…
Ho cominciato a disegnare sull'onda della passione per i manga, quando ho iniziato a leggerli ben 15 anni or sono, poi devo ringraziare sempre molto Davide Toffolo, con cui feci un corso di fumetti quando avevo 16 anni, e l'anno successivo il workshop tenuto da Giorgio Cavazzano, a cui partecipai e dove conobbi Sara Pavan e Paolo Cossi, con i quali diedi vita alla fanzine "Pupak!". L'esperienza durò 3 anni, ma fu il primo vero stimolto a fare fumetti in maniera almeno un po' più seria. Venne poi un ruolo da assistente sempre per Toffolo al libro su Carnera, a disegnare sfondi attaccare retini e squadrare vignette. E poi tante storie scritte e disegnate per concorsi, autoproduzioni, antologie… adesso vorrei prendermi un po' di tempo per iniziare a lavorare su qualche storia un po' più lunga. Non necessariamente una graphic novel, ma vorrei uscire dal racconto breve. Poi ho varie idee per degli sbocchi, ma per scaramanzia e soprattutto per evitare figure barbine a posteriori non ne parlo

Ok! Adesso se ti va ti faccio qualche domanda a raffica per chiudere.
Vai

Fotografo preferito (anche più di uno)
Amo molto la street photography, quindi potrei dirti Winogrand, come anche Cartier-Bresson (anche se dire che faceva street è un po' riduttivo), però poi mi piacciono molto anche le foto di Ghirri, ad esempio, oppure anche le foto glassatissime da studio di moda, se fatte bene. Credo che il mio fotografo preferito su Flickr sia Noah Kalina, quello citato anche nei simpson per il suo video in cui si fotografava tutti i giorni per 6 anni e passa.

Altra domanda: tre fumettisti (o tre fumetti, se preferisci)
Beh, vediamo un po'... Sicuramente il già citato Cavazzano, per tutte le cose anni Settanta tipo Altai & Jonson. Frederik Peeters tra i più recenti, poi Eduardo Risso e il suo 100 bullets

Ottimi gusti, Peeters è un grande :) comunque: una città che ami
Una città che amo? Mmm... Bologna mi è sempre piaciuta molto, ma anche Milano per certi versi, o Torino sotto natale. In generale mi piacciono le metropoli, le città caotiche. Forse ti direi più di tutte Berlino, per il suo essere grande ma silenziosa, il nuovo e il vecchio, la storia ma anche la contemporaneità che è già futuro.

Un film
"Ricomincio da capo" Con Bill Murray e Andie McDowell

Un buon proposito per il futuro
Avere più coraggio di buttarsi in tutto, nella vita, nel lavoro.


Emanue Rosso su Flickr.


Post #00 - Qualche informazione preliminare

Ciao a tutti e benvenuti su Photographic Blog!
In questo blog intervisterò giovani fotografi italiani, siano essi professionisti, semi profesionisti o semplici appassionati. L'unico comune deniminatore è il talento. Perchè lo faccio? Perchè credo che in Italia ci siano molti talenti più o meno nascosti, e che valga la pena scoprirli e, soprattutto, condividere le proprie scoperte. Il mio blog vuole essere anche un punto di riferimento per tutti gli appassionati in cerca di ispirazione. Spero di riuscirci.

A prestissimo per la prima intervista!